GIANFRANCO GALANTE

Gianfranco Galante nasce a Varese nel 1964. Molto presto si trova a viaggiare con la famiglia per motivi di lavoro. Approda in Sicilia che ha appena due anni e, dopo una breve parentesi di vita vissuta sull’isola (che d’amore ne incide a fondo l’anima), torna a Varese nel 1972 con la famiglia. Frequenta l’istituto tecnico per ragionieri e si diploma nel 1982. Già nei primi anni dell’adolescenza scrive i primi componimenti poetici mai editi pur continuando, sin da piccolo, a studiare musica; si impegna a fondo sul violino, sax tenore, basso elettrico, pianoforte, composizione, canto e percussioni.

Dopo la pausa per il servizio militare di leva, (durante il quale per altro continua a scrivere e comporre), torna a casa e cerca lavoro come tanti giovani neodiplomati. La ricerca di lavoro lo porta, grazie anche all’aiuto dei genitori, ad iniziare una carriera lavorativa gestendo in proprio una cartolibreria in città. Negli anni successivi il matrimonio, i figli e l’affermazione dell’attività non lo distolgono mai dalle letture, dai desideri letterari e dalla scrittura. Dopo qualche anno, riprende a scrivere in forma poetica e non. Scrive di getto, riportando sensazioni del vissuto di ieri, ma anche scrivendo emozioni avvertite nel “sentire” del presente. Con una scrittura dal carattere non propriamente attuale e modi d’espressione particolari, ama riportare l’intimo dell’animo e fragilità umane con particolare sensibilità per le “mancanza affettive” del vivere quotidiano. È frequente e naturale, nelle sue scritture molto sensibili ed accorate, una vena ironica costante e presente. Mai troppo velata né mai troppo svelata. Bisogna coglierne il senso.

Esordisce, ancorché ragazzo, con una raccolta di poesie giovanili dal titolo significativo: “Tante impressioni, pochi pensieri, troppe parole”; (raccolta poesie – 1988); dopo anni di lavoro intenso ritorna tra il 2016/17 con un’altra raccolta di poesie Esitante psicostasìa (ed infinita intimità d’animo – 2016/17); nel 2018 pubblica due nuove raccolte di poesie “Emozioni ‘n bilico” e “Di tal bellezza” cui fa seguito un poema narrativo dal titolo “Paesaggi d’estate”. Tutti autoprodotti.

Ha partecipato a diversi concorsi letterali di poesia in Italia quali:

“Il sabato del villaggio”, “Fiori di Persephone”, “Perdersi nell’amore”, “Apri il cuore alla poesia”, guadagnandosi Menzioni di merito, Premi Speciali, Premio Erato, Diploma d’Onore, Premio Keramos ecc. I suoi libri sono stati presentati nelle biblioteche o in altre manifestazioni al pubblico, sempre riscontrando un interesse crescente e confermando la vena poetica e scrittoria in genere.

Con la sua silloge poetica “Il pensiero soffia ancora” 2019 (ed. Tplm.), conferma l’attitudine alla scrittura ed al bel canto vergato; sono riprova, quindi, il gradimento dei lettori per il buon lavoro dell’autore. L’autore varesino, Gianfranco Galante, varesino e sicano d’origine, con l’edizione de: “Volevo raccontare una storia e adesso l’ho fatto” (frammenti di vita vissuta) – 2020 (ed. Macchione/Varese), sottolinea ancora una volta la propensione alla scrittura; anche in forma romanzata.

Aggiunge, sempre nel 2020 il romanzo riflessivo, introspettivo e di carattere pseudo/filosofico dal titolo “Un nome, solo: Mario, il nome di “Nessuno” ed. Circolo Scriptores-Varese. Ancora una volta l’autore, in tempi ristrettissimi avverte il pensiero nascente, vi si dedica ed elabora il suo scritto. Un romanzo leggero, che fruga brevemente l’intimo dell’animo ed offre una storia colma di riflessioni atte a dipanare gli interrogativi del personaggio “Mario” che cerca lume ai dubbi della sua esistenza grazie a riflessioni personali; quasi uno scritto esistenziale. Un romanzo con una descrizione paesaggisticamente ricca ed evocativa.

Ancora nel 2020 si dedica alla stesura di un altro romanzo dal titolo “La vita pretende dignità e rende essere” ed. Macchione, nel quale, con fine attenzione vengono riportati accadimenti di vita accorsi a persone conosciute, le quali, loro malgrado, si son trovate fronteggiare atteggiamenti che portano squallore alla dignità dell’essere; ma nel romanzo sono riportate anche fatti di persone che la dignità l’hanno elevata ed onorata fortemente. Quindi meritevole di essere tramandata.

E, sempre nel 2020, senza mai dimenticare l’ambito poetico (per lui motore e musica del verbo), stende una raccolta di oltre cento poesie dal titolo ”100 volte ancora (seduto al mio ansare) ed. Scriptores in contemporanea al romanzo sulla dignità. Qui l’autore, con una poetica che lo contraddistingue, espone riflessioni espressive che toccano molti degli aspetti dell’intimo dell’essere umano; dall’amore alla solitudine, dalla mancanza di rispetto per le donne all’isolamento forzato causa virus, dal calore di una amicizia alla morte di un parente, dal caldo trasporto del biancore della neve alla ferita della sofferenza. Nel 2021/22 esordisce con un altro romanzo di fantasia ”Il nobile ricco e il povero nobile” ed. Macchione, nel quale, l’inventiva della narrazione è talmente realistica, fluida, scorrevole e credibile che nulla vieta possa essere stata una storia vera; il tema affrontato e sostenuto dallo scrittore, “la nobiltà d’animo” al di sopra dei blasoni o della ricchezza accumulata, merita rispetto e osservanza tra gli esseri umani. Ancora nel 2023 stende e completa una nuova raccolta poetica dal titolo “Stati d’animo (e complici emozioni)” ed. Circolo Scriptores-Varese, che riportano l’autore alla poesia ed al bel canto vergato (suo primo e complice amore) rivelano una volta di più la propensione al bel verso vergato, di gusto fine, delicato ed elegante. Insomma, uno scrittore prolifico, sensibile, completo, chiaro, attento all’essere umano,  profondo e amabilmente leggibile. Nel 2023 l’autore riprende un progetto che ha in mente da qualche tempo; cioè, riportare alcune storie di vita vissuta e conosciute di persona che hanno ispirato la poesia che ne è scaturita e, quindi, spiegare il senso dei versi della poesia medesima; sul finire del 2023 è pronto, quindi, “Ti racconto perché”  libro nel quale esprime i testi-racconti in forma romanzata che, per ovvi motivi, non hanno i nomi e i luoghi originali e a fine storia include i versi che la storia medesima ha ispirato.

Ancora una volta, Gianfranco Galante stupisce per la scorrevolezza del racconto, per la poetica intesa come marcia in più ad una scrittura già fluente e gradevolmente leggibile.

I SUOI ROMANZI

Ti “Racconto” perché 

“Si può insegnare a volare a una farfalla? Può il silenzio riempire una casa ed essere fastidiosamente rumoroso? Come può un amore mai sbocciato e che non è mai nato, invadere l’anima, portarla allo struggimento, togliere il sonno e sconvolgere i pensieri? Sarà mai possibile lenire quel dolore ancestrale e innato che sottopelle assale un figlio durante il periodo di fine vita dei genitori? Vedremo mai la fine della violenza sulle donne, sui bambini; la fine della tratta degli esseri umani obbligati, torturati e sviliti a forza? Si potrà mai soddisfare un desiderio sano, di vita e di pace racchiuso in mente che chiede giustizia? Insomma, quelle impalpabili necessità dell’animo si potranno mai toccare con mano e sentirne il piacere o saggiarne il dispiacere? Questi bisogni eterei, che pur fanno parte del quotidiano vivere reale, chiedono soddisfazione. Qui, Galante Gianfranco, con la consueta eleganza narrativa, in “Ti racconto perché” svela storie di vita e personaggi che hanno inseguito un sogno rendendolo finalmente palpabile, il cui senso è rivelato attraverso le poesie scaturite dalle storie medesime. Esprimono anche, sempre tramite versi, il rammarico, il dissenso per le guerre e per la violenza contro le donne e le ingiustizie. Si potrebbe definire lo scritto di questo testo come un poema d’amore e sull’amore. Infatti, a metà tra una serie di racconti, di poesie e di saggio, ci stanno una riflessione importante ed un invito. La riflessione è appunto quella riguardante l’amore in ogni sua forma e dimensione, l’invito riporta il lettore ad un esame di coscienza su di sé e sul mondo che lo circonda. Si tratta allora di un trattato sull’amore? Certamente, ma non in senso filosofico sebbene poetico.” (Enea Biumi)

Stati d’animo (e complici emozioni)

Gianfranco Galante ancora una volta si cimenta nell’arte dell’espressione del profondo dell’uomo. Traccia con la poesia i caratteri impalpabili dell’intimo che condizionano il vivere quotidiano. Ci sono stati d’animo che non possono essere spiegati se non vivendoli in prima persona. Esistono emozioni rare, uniche, sentite intimamente che con estrema difficoltà possono essere espresse sensatamente con la parola, la quale, è più pesante del pensiero stesso e più lieve d’un sentimento. L’autore prova a spiegarli con la propria passione scrittoria in questo dodicesimo libro che segue a romanzi, poemetti e altri libri di poesie; rivela qui una nuova silloge intensa, di espressioni densa, carica di sentimento e calore; una visione vivida di ciò che spesso la cruda realtà pone a confronto dell’uomo. Realtà da affrontare e a volte combattere cercando di scoprire, accettare e infine prendendo onesta conoscenza del proprio essere, dei propri umani limiti e del personale pensiero; ottenendo coscienza di ciò che siamo, di ciò che manca, che ci condiziona quotidianamente ma che può dipanare dubbi, incertezze e inquietudini del nostro essere rendendo la vita più lieve; come pennellate a toni caldi.

Il nobile ricco e il povero nobile

Gianfranco Galante continua a esplorare il concetto di dignità umana, già presente in altre sue opere, tracciando un confine preciso tra chi è disposto a valorizzarla e chi invece è perso tra odio e indifferenza. Stavolta l’autore sceglie la forma del romanzo per mostrare con maggior agio il palesarsi di quella nobiltà d’animo, intesa in senso etico, che sola è in grado di risollevare destini compromessi dai rovesci della vita attribuendo ad essi dignità. “Il nobile ricco e il povero nobile” arriva dunque come metafora estesa, centrata su nuovi genotipi e fenotipi di cuori nobili, quasi a voler rimarcare con maggior enfasi le virtù da coltivare per risollevare la società dell’ultimo secolo, sempre più arida ed egoista. Ricordando che l’amor cortese e l’Amore stilnovista già delineavano nel Medioevo feudale l’esistenza di una nobiltà interiore diversa dalla nobiltà di stirpe, possiamo ben vedere come questo romanzo torni invece sul concetto e sulla parola ‘nobile’ con sguardo contemporaneo, a valle di un’evoluzione storica e filosofica di oltre otto secoli (Anna De Pietri).

100 volte ancora (seduto al mio ansare)

Gianfranco Galante, autore con già dieci pubblicazioni all’attivo ed autore di questa nuovissima silloge, oltre la prosa cui dedica molto tempo, non dimentica mai l’àmbito poetico (per lui motore e musica del verbo) e stende una raccolta di oltre cento poesie dal titolo “100 volte ancora (seduto al mio ansare)”; in pochissimo tempo. Qui l’autore, con una poetica che lo contraddistingue, espone riflessioni espressive che toccano molti degli aspetti dell’invisibile, dell’essere interiore, del sentire umano; dall’amore alla solitudine, dalla mancanza di rispetto per le donne all’isolamento forzato causa virus, dal calore di un’amicizia alla morte di un parente, dal caldo trasporto del biancore della neve alla ferita della sofferenza, dalla guerra allo sfruttamento. Insomma, uno scrittore a tutto tondo; prolifico, sensibile, attento e completo.

La vita pretende dignità (e rende “essere”)

“È la vita che assurge a protagonista e, filosoficamente, si pone come specimen di questo nuovo e interessante scritto dell’autore Gianfranco Galante. Un inno alla vita, dunque, che non prescinde dalle persone. Anzi. Le mette in primo piano come protagonisti di un mondo e di un modo di essere imprescindibilmente rispettosi: di sé stessi e degli altri. Didascalicamente si potrebbe parlare di un saggio accompagnato dagli esempi, là dove l’exemplum si traduce nella verità e veridicità della narrazione incanalata nell’ottica dell’etica e dello spirito sociale che guarda alla coscienza senza sconti per nessuno.”

Un nome solo: Mario- Il nome di “Nessuno”

Un romanzo leggero, che fruga sapientemente l’intimo dell’animo ed offre una storia colma di riflessioni atte a dipanare gli interrogativi del personaggio “Mario” che cerca lume ai dubbi della sua esistenza grazie a riflessioni personali. Un romanzo con una descrizione paesaggisticamente ricca ed evocativa.

Volevo raccontare una storia… 

Negli ultimi anni ho imparato a conoscere e apprezzare la vocazione poetica di Gianfranco Galante: una vocazione che si è manifestata forse un po’ tardi al pubblico, ma che ha alle spalle solide radici culturali, una genuina sensibilità e un linguaggio autonomo. Come si suol dire, le sorprese non finiscono mai ed eccoci di fronte a un romanzo autobiografico che di fatto completa (ci saranno altre sorprese?) la personalità di questo vulcanico autore. Chi vorrà leggerlo si troverà immerso in un testo molto “fresco” e piacevole, complici l’ironia generale e quella personale, l’uso ben calibrato del dialetto siciliano, la leggerezza delle analisi-spiegazioni che spesso l’autore introduce nella narrazione (è più forte di lui, ma ci sta), il continuo viaggio psicologico-narrativo tra Sicilia e Varese. Anche la scrittura si fa apprezzare, sia per una certa scorrevolezza narrativa, sia per l’introduzione (moderata) di vocaboli ed espressioni che appartengono a un linguaggio colto. P.M.

Il pensiero soffia ancora

Un’indubbia vocazione poetica è quella che Gianfranco Galante palesa in questa silloge, dopo avere già al proprio attivo la pubblicazione di altre fortunate raccolte; ma qui il nostro autore esprime il meglio di sé, narrando un percorso di vita ricco di emozioni e ricordi che sa rappresentare in tono vibrante con capacità ritmica e proprietà lessicale. Questa silloge è un inno d’amore, un omaggio all’amata, e, insieme, una celebrazione della vita, nei suoi aspetti più belli, nello scandirsi dei giorni, nella contemplazione dei ricordi, nel desiderio struggente e totale di vivere ancora, insieme, giorni sempre nuovi, nuove esperienze, nuovi orizzonti, portando sulla terra frammenti dolci e autentici di cielo, teneri e intensi barlumi d’infinito, palpiti di meraviglia e gratitudine per tutta la strada percorsa insieme e per tutta quella che verrà.

Emozioni ‘Bilico

Paesaggi d’estate

Di tal bellezza

Esitante psicostasìa

Tante impressioni, pochi pensieri, troppe parole; (raccolta poesie)

 

Ti racconto (perché)